FATTURE COMMERCIALI ANTICHE

La fattura commerciale certifica l’avvenuta compravendita di merci o l’erogazione di servizi, in cambio di un corrispettivo monetario, tra parti contraenti. Sigla e stabilisce…

“SIBI ET AMICIS”, IL MONDO SEGRETO DEGLI EX LIBRIS – II PARTE

Tra Otto e Novecento, da Gustav Klimt a Kolo Moser, da William Morris ad Aubrey Beardsley, da Edouard Manet, Franz Marc a Picasso, il genere dell’ex libris ha interessato gli autori più celebri. Esso ci svela parte dell’identità più intima del suo possessore. Gusti e desideri dei suoi committenti e l’invenzione degli artisti hanno determinato la sua fortuna che vive ancora di una assai larga e apprezzata diffusione.

“SIBI ET AMICIS”, IL MONDO SEGRETO DEGLI EX LIBRIS – I PARTE

Le note di possesso manoscritte, i timbri, gli ex libris sono i segni attestanti la proprietà di volumi o incunaboli presenti in una biblioteca; essi concorrono a definire la storia del libro antico, rappresentando vere e proprie chiavi di accesso per la stessa notizia bibliografica. Dalla invenzione della stampa la creazione di tali incisioni, di cui si fecero artefici artisti come Albrecht Dürer e Lucas Kranach il vecchio, ha dato luogo a veri e propri capolavori in piccolo formato.

LA “TESSERA BEATA”. BIGLIETTI DA VISITA TRA SETTE E OTTOCENTO

Introdotto in Italia dalla Francia, il biglietto di visita – vincolo di consuetudine nonchè segnacolo di relazione – entrò nel costume della società d’Ancien régime a partire dalla seconda metà del Settecento. Inizialmente furono in uso le carte da giuoco, sul cui verso trovava spazio il proprio nome, ma dal biglietto manoscritto si passò assai presto alle vignette incise, delle più varie e ricche tipologie per dar lustro e spiccata evidenza alle singole personalità. L’ironia e l’eleganza con cui Giuseppe Parini nel “Vespro” sottolineava la funzione di tale emblema cartaceo portava al raffinato titolo di “tessera beata”, ai cui servigi ricorsero attrici e alti prelati, principi e principesse, ma anche sommi artisti e poeti per rappresentare degnamente il proprio posto nel mondo.